mercoledì 11 giugno 2008

Tram scollegato da ogni distanza

- Tra meno di tre ore il sole sarà di nuovo qui a trovarci, devo cercare di riposare un pò -
Mentre mi dicevo queste parole la mia mente si era già allontanata, indietro nel tempo.
Inziai a pensare quando mi era nata questa passione per i viaggi.
Ricordo che sin da bimbo ero attratto dalle cose che portavano lontano.
Le chiamavo così allora, treni, tram, autostrade, aerei, qualunque cosa mi avesse concesso una chance di allontanamento da casa, nutriva in me un grande fascino.
Molte volte ricordo che salivo su tram a caso, scollegato da ogni distanza, senza una meta precisa, l'unica cosa importante è che facesse capolinea dall'altra parte della città.
Per un bimbo nato e vissuto in una zona centrale, la periferia rappresenta un mondo sconosciuto e lontano, e la circonvallazione esterna quasi le colonne d'Ercole.
Passavo lunghe ore sui tram ad osservare la città dove son nato, in silenzio e pensando.
Forse fu proprio dando vita a quel passatempo curioso che iniziò l'amore per la mia città, che mi porto stretto fino ad oggi.
Crescendo, il mio rapporto con le mura casalinghe non migliorò di molto.
Nonostante iniziai prima o poi ad abitare da solo, a volte per toccare l'illusione di libertà e restare, da buona anima salva, un pò con me stesso, mi isolavo in lunghe corse in automobile di notte sulle autostrade deserte.
Macinando gasolio e chilometri riuscivo a prendere le decisioni migliori della mia vita.
Tuttora a volte mi accade di prendere la macchina e gironzolare. Soprattutto quando devo decidere qualche cosa di importante!
La società autostrade per natale mi manda tutti gli anni infatti gli auguri!
Fu proprio cullandomi tra questi ricordi che quella notte presi sonno, e qualche sogno erotico mi accompagnò fino al suono della sveglia, puntata alle ore sette e trenta, in modo da essere pronti per partire alla volta di Vilnius prima delle otto.
Da Kaunas a Vilnius non c'è molta strada da fare, poi l'autostrada lituana non era nemmeno paragonabile alle bitorzolute statali polacche.
Era una autostrada quasi decente, oltretutto gratis e molto scorrevole.
Mi colpiva il fatto che veniva percorsa anche dagli autobus di linea, i quali lasciavano studenti e pendolari a bordo strada, sotto fatiscenti pensiline che distavano si e no trenta centimetri dalla linea bianca di demarcazione fine carreggiata.
Questa gente non faceva tempo a scendere che si trovava i capelli portati via dal risucchio di un grosso autotreno che da qualche chilometro seguiva il bus dal quale erano scesi.
In circa un'ora arrivammo in quel di Vilnius, capitale della Lituania, paese che fino al giorno prima rappresentava il selvaggio e sconosciuto est, "quello vero ... e sono cazzi!" (citazione Marrakech-Express ndr ) ma nel quale solo dopo un giorno ci trovavamo già di casa.
Vilnius è una cittadona, anche lei sembra piovuta dal cielo come un asteroide in mezzo alla tundra, ma nei suoi meandri trovano posto palazzoni e grattacieli che nulla hanno da che invidiare a quelli delle più note capitali europee.
Anche li per scegliere l'hotel seguimmo lo stesso criterio della sera prima.
Direzione centro, albergo top della gamma.
Il nome non lo ricordo, ma era a cinque minuti a piedi dal centro storico, e aveva numerose bandiere che sventolavano sulla facciata principale, come tante mani colorate che salutavano il nostro arrivo. Non sono proprio le ballerine haitiane che ti porgono la corona di fiori, ma ero certo che di "ballerine" ne avremmo trovate in abbondaza anche nella fredda lituania ;)
La hall era molto lussuosa, in stile high-tech, dava proprio l'idea del classico hotel frequentato da uomini d'affari, e io ed il dutùr centravamo infatti come una nocciolina nel vov con quei colletti bianchi.
Domandammo due stanze matrimonali alla bella e fredda receptionist, la quale dopo qualche rapida verifica sul terminale, ci consegnò due tessere magnetiche con serigrafato sopra il numero di stanza.
Fortunatamente era un periodo in cui non c'era nessun evento o fiera, così che l'albergo era mezzo vuoto, e ci vennero assegnate due stanze attigue.
Autonomia notturna si, ma stare su piani differenti no!
Tempo di buttare finalmente gli abiti in un armadio, dopo giorni rinchiusi in valigia e io e il dutùr eravamo nuovamente in pista, ritrovo nella hall, per andare a fare du' passi in centro città e sgranocchiare un boccone al sole.
Il clima era ideale, simile a quello che c'è da noi in montagna col sole. Ventilato e fresco, per nulla afoso. In una sola parola: l'ideale.
Trovammo posto in un simatico localino coi tavoli fuori.
Il classico posto simil bistrot francese, con tavolini molto piccoli e sedie scomodissime, però essendo l'unico con i tavoli all'aperto decidemmo di rinunciare alle comodità, in virtù di un pò di relax al fresco sole lituano.
Azzannando un bel filetto al sangue, accompagnato da una bella bottiglia di vino rosso cileno, ricordo che col dutùr facemmo un patto, se così si può dire.
Era certo che in quei giorni, in qualche modo, si sarebbe conosciuto qualche donna.
E sarebbe stato veramente troppo fortuito se l'avessimo trovata entrambe e nello stesso momento.
Molto più probabile invece che la si incontrasse in tempi diversi, o, ipotesi alla quale nemmeno volevamo pensare, che uno dei due mai la trovasse, e fosse costretto ad un amore mai in esclusiva, sempre con qualcosa da pagare.
Ad ogni modo, nessuno dei due avrebbe per nessun motivo dovuto rinunciare a proseguire una conoscenza con una appartenente del sesso opposto per non lasciare "solo" l'amico.
Il primo che "beccava" doveva andare fino in fondo, l'altro si sarebbe arrangiato in qualche modo!
Stretta di mano, caffé e via di nuovo per i vicoli del centro alla ricerca di un passatempo pomeridiano in attesa della night-life di Vilnius.

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