giovedì 19 giugno 2008

dove c'è pelo c'è amore

La città di Vilnius non offre molto a dire il vero, inoltre se ti allontani dal centro storico lo fai a tuo rischio e pericolo.
La periferia della capitale lituana infatti non trasuda certo senso di sicurezza da ogni cantone.
Alti e goffi palazzoni grigi, tutti identici e malmessi già dall'esterno, con grandi colonne portanti conficcate a vista nell'asfalto come piedi di un gigante di cemento, fanno da contorno a stradone deserte e poco illuminate, dove qua e la qualche losco figuro ogni tanto fa capolino.
Le automobili non sono molto utilizzate dalla gente comune.
Le poche che vedi in giro, a parte quelle commerciali, e i piccoli furgoncini delle consegne, sono per lo più taxi, qualche macchinone di gente d'affari, o sgangherati rottami dai quali esce musica assordante, con a bordo qualche balordo locale, tamarro baltico, che, convinto di essere a Miami, se ne va in giro per la città, anche con venti gradi sotto zero, col finestrino abbassato ed il gomito appoggiato fuori.
Considerato quindi il desolante paesaggio al di fuori delle mura del centro l'unica era trovare un passatempo diurno non troppo lontano dal centro.
L'ideona venne al dutùr, frutto di una probabile associazione di idee del tipo paese freddo - saune - gnocche sudate , decidemmo di andare a vedere se era possibile iscriversi in un bel centro sportivo che offrisse palestra e centro benessere.
Sfogliando i vari depliants che ci erano stati lasciati in camera non fu difficile trovare il posto che faceva al caso nostro, era un bellissimo centro sportivo di nuova apertura, proprio vicino al nostro hotel.
Aveva anche una bella terrazza, con vista sulla città, sulla quale avevano allestito un simpatico bar-ristorantino all'aperto dal quale si poteva godere di una suggestiva veduta della città.
Entriamo nella hall del centro sportivo, e un russo in giacca e cravatta, tipico personaggio da film sulla mafia russa, in un inglese nemmeno troppo maccheronico, ci ricopre di salamelecchi e ci chiede subito quanti giorni ci saremmo fermati in quel di Vilnius.
Cinque giorni faccio io, special offer for you, for five days .... fa lui.
Chissà se avessi detto dieci giorni, sicuramente sarebbe esistita una special offer di dieci giorni ;)
Ad ogni modo vada per la special offer, che in effetti "special" lo era davvero, per spendere praticamente lo stipendio medio di un lituano in cinque giorni di ingresso libero in una palestra.
Entriamo, e un lussuosissimo spogliatoio, con armadietti in legno e lavandini in marmo, ci da il benvenuto.
Spogliatoio deserto alle 15 del pomeriggio, a parte un panzone biondo sulla cinquantina, probabilmente omosessuale, che sorrideva al dutùr ogni qual volta si incrociavano gli sguardi.
Entriamo nella palestra e immediatamente il nostro immaginario si smontò.
Deserta anch'essa.
Proviamo la piscina, ma di gente nemmeno l'ombra.
Sconsolati non ci rimaneva che tentare l'ultima carta, la sauna. Del resto nell'idea principale del dottore c'era proprio il desiderio di intrattenersi tra i caldi vapori aromatizzati, sperando di incrociare qualche avvenente creatura che condivideva lo stesso desiderio.
I locali sauna e idromassaggio, come spesso accade nelle SPA è separato dalla zona piscina e palestra, e puoi solo fare ingresso in accappatoio, ciabatte e, giustamente ( non come qua da noartri che è vietato ) senza costume.
Un rapido salto in spogliatoio per indossare la "tenuta" da SPA e in men che non si dica siamo davanti alla porta a vetri, dove un campanello ci obbliga a suonarlo per avvisare del nostro arrivo.
Ci venne ad aprire una ragazza che nella mia vita ne ho viste poche di così carine e ben fatte. Alta almeno un metro e ottanta, capelli biondi a caschetto, con una frangia che cadeva diritta sulla fronte, fermandosi, quasi come per rispetto, appena sopra le lunghe e simmetriche soppracciglia che facevano da cornice a due stupendi occhi color verde bottiglia.
Indossava il camice bianco, ma agli esperti occhi miei e del dutùr non era sfuggito il fatto che sotto al camice indossava a mala pena la biancheria intima.
Si rivolge a noi direttamente in inglese chiedendoci che cosa desideravamo: accantonata la dovuta risposta attizzata da tanto slendore, le dicemmo che volevamo passare un pò di tempo nella SPA, in particolare idromassaggio e sauna.
Mentre ci accompagna verso la vasca dell'idromassaggio, inizia a dirci che il centro poteva offrire anche tutta una serie di massaggi mooolto rilassanti eseguiti da lei e da una sua collega.
Non fu difficile posticipare il momento sauna al post-massaggio, e in men che non si dica ci dividemmo, io ed il dottore, io con la bella receptionist e lui con la collega, proni su due futon.
Mi sdraiai nudo sul futon, a pancia in giù, attendendo qualche minuto Marja che si era andata a preparare.
Dopo poco fu di ritorno nella stanza, abbassò le luci e accese lo stereo, ad un volume sufficientemente alto da creare la giusta privacy con il circostante, ma non tanto da impedire una piacevole conversazione durante il massaggio.
Le sue mani correvano sapienti sul mio corpo, sapienti nel senso che sapevano dove andare per darmi maggior piacere, stimolando cervello, muscoli e zone erogene nel giusto equilibrio.
Gli sfioramenti tra i glutei si facevano sempre più frequenti, come volesse iniziare a prendere confidenza con quello che presto sarebbe diventato il centro di comandi a sua disposizione per il mio piacere.
Dopo circa un'ora mi dice se volevo girarmi a pancia all'insù, e devo dire che accolsi di buon grado tale proposta in quanto mi era diventato sempre più difficile tenere la posizione prona.
Gli effetti benefici del suo massaggio erano infatti già molto evidenti e finsi una sorta di imbarazzo per capire lei da che parte stava, il suo sorrisino malizioso, condito da un "non ti preoccupare il massaggio lo fa" mi confermò l'idea che con Marja questo massaggio sarebbe stato veramente completo.
Il massaggio proseguì per circa un'altra ora, lei si soffermava molto sulla zona del mio ventre, poiché aveva capito che gradivo parecchio la cosa, e mentre le sue mani coccolavano il mio corpo, i suoi occhi spesso incrociavano il mio sguardo in maliziosi cenni di intesa.
Ad un certo punto mi disse che iniziava a sentire caldo e mi domandò se poteva levarsi il camice.
Non penso sia difficile immaginare la mia risposta, e quando il camice cadde al fianco del suo corpo, sul futon, la visione che apparve ai miei occhi fu davvero indimenticabile.
Due grossi e sodi seni naturali erano la portata principale del banchetto che mi si era presentato davanti.
Marja si chinò su di me, continuando il massaggio con il seno, non tralasciando nessuna parte del mio corpo, e, quando iniziai ad accarezzarla, vidi che lei non aveva nulla in contrario, anzi, pareva gradire la cosa, così che senza ovviamente farmi pregare iniziai a mia volta a contraccambiare quel suo massaggio.
Fu così che in poco tempo quello che era iniziato come un normale massaggio, si trasformò in qualcosa di davvero erotico e speciale, ovvero in quello che si chiama "tantra", cioè una prolungata esperienza sessuale che ha l'obiettivo di prolungare e massimizzare il desiderio sessuale, rimandando il più possibile l'orgasmo.
In nostri due corpi avvinghiati in un nodo di piacere rotolavano di qua e di la nell'angusto stanzino, travolgendo a volte la boccetta di olio, altre quella del talco.
Dopo circa due ore però, sfiniti entrambi, decidemmo di fermare il dado, in un lunghissimo e più che mai desiderato, orgasmo.
Restammo nudi, a lume di candela, per circa quindici minuti parlando poco e guardandoci molto negli occhi.
Parlare poco perchè dopo una esperienza del genere c'è ben poco da dire, e i suoi larghi occhi chiari rendevano impossibile in non perdercisi dentro.
Dopo l'esperienza di Bliesko-Biala questa è stata la seconda volta che mi innamorai, e, considerando che erano passati 5 giorni, direi che la vacanza non stava procedendo male !
All'uscita incontrai il dutùr, che anche lui aveva parecchio gradito il massaggio, e, come due buoni compagni di viaggio che non hanno bisogno di parole per capirsi all'istante, ci incamminammo verso l'hotel gustandoci il sapore della sera, che piano piano stava arrivando.
Il sole stava velocemente scendendo dietro le montagne e l'aria si stava facendo sempre più fresca, un leggero vento aveva iniziato a soffiare inesorabile, diffondendo nell'aria l'acre odore della carne untissima cucinata da una bancarella messa in disparte, in un angolo della grande piazza.
Quell'odore e quel fumo, come a dire che esisteva anche lei, anzi, la notte, all'uscita dai locali si prendeva la rivincita sul giorno, quando, affollata di gente, vinceva la sua partita.
Io e il dottore eravamo un pò come quella bancarella, di giorno quasi non esistevamo, il nostro teatro era la notte, con tutto quello che di notte può accadere, ma questo e argomento del prossimo post!

1 commento:

hotel cilento ha detto...

Molto interessante questo blog